Gli incontri

Il primo colloquio rappresenta il primo momento in cui la persona che si rivolge a me esprime “ad alta voce” i pensieri su di sé e le ragioni che lo hanno spinto a cercare un aiuto professionale. Può rappresentare uno scoglio importante da superare, a cui la persona arriva dopo varie riflessioni e ripensamenti, talvolta con ansia di trovare davanti a sé un professionista austero e giudicanteMi premuro che la persona possa sentirsi a suo agio, rassicurata da una dimensione distesa e colloquiale. Il mio approccio è proteso all’ascolto profondo, e all’accoglimento della persona in tutte le sue parti.

La consulenza si delinea come uno spazio in cui si entra con più attenzione in quello che è il cuore della domanda. Propongo solitamente 3 o 4 incontri che hanno come obiettivo l’individuazione e la chiarificazione della sua richiesta. Mi premuro di esplorare l’obiettivo esplicito ma anche quello non sempre consapevole, e di analizzare e comprendere le necessità della persona,  le sue aspettative, i suoi bisogni. Lo scopo di questa fase è quello di conoscere la persona, e osservare e valutare lo stato psicologico attuale. L’esame esperto consente di individuare eventuali aree su cui è necessario intervenire, ma anche le risorse che possono essere rimaste inesplorate, utili per raggiungere un miglioramento del proprio benessere psicologico.
Alla fine di questo percorso di conoscenza, esprimo la mia idea professionale e la mia opinione circa le opportune indicazioni di intervento. In alcuni casi la consultazione soddisfa già le esigenze della persona ed è sufficiente per arrivare ad una risoluzione delle problematiche che l’hanno indotta a cercato aiuto; in altri casi viene concordato, sulla base delle necessità e delle possibilità dei singoli casi, il proseguimento del percorso verso colloqui orientati al sostegno psicologico o a un intervento psicoterapico. In altri casi ancora, quando ritengo che il tipo di difficoltà presentata potrebbe beneficiare maggiormente dell’apporto di altre discipline, indirizzo la persona verso specialisti con un altro tipo di formazione (medici specialisti, educatori, ecc.).

Per sostegno psicologico si intende un intervento rivolto alla persona che vive un situazione di disagio o una crisi personale, che non presenta sintomi rilevanti o un quadro clinico tali da necessitare interventi di tipo psicoterapeutico o psichiatrico.
L’indicazione per un percorso di psicoterapia si configura quando è presente una sintomatologia più importante tale da necessitare un intervento più profondo; è utile non solo ad alleviare e a far rientrare il disagio causati da problematiche psicologiche, ma può costituire un percorso di conoscenza più generale, utile per raggiungere un maggiore consapevolezza sia su sé stessi sia sui rapporti e sulle relazioni con gli altri.
In entrambi i casi la durata dell’intervento è soggettiva e quindi variabile, legata ai tempi di elaborazione personale.

Sia nel caso di un sostegno psicologico, sia di psicoterapia, il lavoro clinico si basa sull’ascolto attivo e sulla relazione empatica che si stabilisce tra lo psicologo e l’utente.
All’interno della relazione clinica ci si concentra non solo sulle problematiche presentate, quindi sulla sua definizione, sui percorsi da intraprendere e obiettivi da raggiungere, ma anche e soprattutto sulle risorse inespresse dell’individuo.
Siamo naturalmente dotati di risorse e di strategie che ci permettono di fronteggiare situazioni stressanti o di crisi, superarle e di uscirne arricchiti e rafforzati. Una parte importante del lavoro riguarda il far emergere, sostenere e potenziare queste risorse, in modo che la persona sperimenti un maggiore senso fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità nell’affrontare e superare situazioni potenzialmente stressanti, anche attraverso una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento individuale e relazionale. In questa dimensione lavoro con la persona agevolando l’espressione delle dinamiche interne, delle emozioni, dei vissuti, dei comportamenti, in maniera tale che questi vengano riconosciuti, compresi, elaborati, e non solo subìti.

Proprio per tutti questi motivi, nella maggior parte dei casi il lavoro clinico è utile non solo per chi ne usufruisce direttamente, ma apporta benefici anche alle relazioni dell’utente e quindi alle persone a lui vicine, come la famiglia, gli amici e il partner.